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68. Editoria elettronica

Con questo titolo si vuole fare riferimento agli strumenti utilizzabili per produrre documentazione di buona qualità dal punto di vista tipografico. L'approccio di un programma per l'editoria può essere fondamentalmente di due tipi:

Nel primo caso, durante la stesura, il documento appare già come sarà il risultato finale. Nel secondo, si scrive un file di testo normale con l'inserimento di comandi, come se si trattasse di un linguaggio di programmazione; quindi si passa alla composizione (una sorta di compilazione) attraverso la quale viene normalmente generato il file finale pronto per essere inviato alla stampa.

Il primo tipo di composizione è decisamente più pesante dal punto di vista elaborativo, e si presta in particolare per i documenti brevi. Il secondo ha lo svantaggio di non permettere la verifica del risultato finale fino a quando non avviene la composizione, però richiede solo l'utilizzo di un normalissimo programma per la creazione e modifica di file di testo, e solo al momento della composizione c'è bisogno di una elaborazione consistente. In questo senso è più adatto alla redazione di documenti di grandi dimensioni.

Raramente si riescono a trovare programmi in grado di conciliare entrambe le esigenze. Nel sistema operativo Dos, il programma Ventura Publisher è stato un precursore di questa doppia filosofia: permetteva sia la formattazione visuale che differita, perché si basava su un sorgente che poteva essere modificato con un normale programma di scrittura a caratteri.

68.1 Prospettive

L'editoria elettronica non è più solo cartacea. In particolare esistono gli ipertesti, cioè documenti elettronici la cui consultazione avviene attraverso riferimenti e non in modo puramente sequenziale.

In questo senso, se l'editoria elettronica viene vista come mezzo di documentazione generale non più orientata a un particolare supporto, non può avere subito una rappresentazione finale definitiva. Un documento in HTML non potrà mai essere identico a un documento stampato.

Quando si vuole produrre un documento compatibile con diversi tipi di supporti (carta, www, guida in linea, ...) non si possono avere pretese stilistiche particolari e un programma ``visuale'' diventa quasi inutile.

68.2 Markup

In origine, il termine markup è stato usato per definire le annotazioni fatte su una bozza in modo da segnalare al compositore o al dattilografo il modo con cui alcune parti del testo andavano evidenziate. Ciò poteva riferirsi all'aspetto dei caratteri, all'allineamento dei paragrafi, alle spaziature, e via dicendo. A tale proposito, esiste uno standard nella simbologia da utilizzare in questi casi, e la si ritrova nei libri di tipografia.

Nell'editoria elettronica, il concetto all base del termine markup si è esteso in modo da includere i simboli speciali inseriti nel testo che servono a formattare il testo stesso.

Linguaggio di markup

Quando si compone un testo utilizzando la tecnica dell'inserimento di marcatori o di codici, diventa utile l'utilizzo di un programma in grado di controllare la correttezza logica dei marcatori utilizzati. In pratica, oltre a stabilire il significato di un certo marcatore, potrebbe essere conveniente stabilire se questo può essere utilizzato in quella posizione o meno, e cosa è richiesto a seguito del suo utilizzo.

In questo modo si può definire un ``linguaggio per l'editoria'', più precisamente, un linguaggio di markup.

 

1997.10.26 - Scritto da Daniele Giacomini   daniele@calion.com   (vedi copyright: Appunti Linux).


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